Ricordi del viaggio
Theodora è stata la nostra guida per sette giorni. Il suo nome, che significa ‘dono di Dio’, in qualche modo le si confà, perché è stata per noi una presenza preziosa, garbata, professionalmente ineccepibile.
Theodora è stata la nostra guida per sette giorni. Il suo nome, che significa ‘dono di Dio’, in qualche modo le si confà, perché è stata per noi una presenza preziosa, garbata, professionalmente ineccepibile.
Di fronte alla scultura sono rimasta stupita e affascinata. Ci abbiamo girato intorno, l’abbiamo guardata da sotto in su, scattato foto da varie angolazioni.
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La luce del Sud incanta. Esalta i colori, si intrufola negli angoli scoprendone dettagli, è accecante sulla calce bianca dei muri.
Mantua me genuit…Parthenope tenet nunc. Approciamo Napoli partendo dalle suggestioni classiche. Certo, Virgilio, maestro del sommo Dante, ma prima ancora l’epopea dei coloni greci, e via via una stratificazione di tempi, uomini e civiltà, fino ai monumenti dei sec. XVI-XVII-XVIII, che ci avvolgono in una trama di palazzi, castelli, quartieri, chiese, in una rete stordente di scorci, panorami, infiniti capolavori artistici.
Cieli azzurri, giornate terse, sole caldo e splendente ci accompagnano durante tutta la settimana.
Mentre ci avviciniamo alla Città, la voce dell’accompagnatrice ci mette in guardia dai pericoli ” noi Bellunesi, un po’ sempliciotti, magari neanche pensiamo di poter essere raggirati, perciò… in guardia!”.
Ecco dunque: entriamo in città senza febbre, grazie a Dio, ma con addosso la presenza della maledetta PAURA che nessun termometro digitale, ahimè, è in grado di segnalare!
Nel complesso di Angkor Wat una interessante “galleria” ci fa apprezzare la grande maestria degli artigiani khmer: una sequenza di bassorilievi dei quali la nostra guida, Kim, ci racconta le storie ed i personaggi. Sono ottimamente conservati rispetto ad altri poiché protetti dalla volta della galleria che fortunatamente è integra ed ha protetto i manufatti dalle intemperie.
Laos e Cambogia due paesi con storia e tradizioni millenarie ma anche, purtroppo, periodi “recenti” di guerra ed atrocità. Il nostro gruppo è giusto per numero e per affiatamento, con la discreta e sapiente guida di Loris.
Come una scolaresca. Il gruppo dei 16 citigini, tenuti sotto controllo da Loris, in Laos e Cambogia hanno dato l’idea che il tempo per loro non fosse trascorso. Come giovinetti, infatti, erano presi da emozioni che mutavano giorno dopo giorno: curiosi, meravigliati e affascinati dalle bellezze della natura e dei templi. Siti indimenticabili e luoghi che, come il maestoso Mekong, richiamavano ricordi di gioventù, terribili e anche mitici di una guerra lontana lungo quel fiume di cui allora capivamo ben poco.
Una rampa troppo lunga e troppo erta, percorsa a piedi, sotto il sole, con la lingua a penzoloni e le valigie al traino. Così, stremati, siamo passati dall’Azerbaijan alla Georgia.
Lasciàti sedimentare i ricordi, ripenso al nostro interessante viaggio e ripercorro mentalmente l’itinerario che ci ha portato in Azerbaijan e Georgia. Affiorano tante immagini, tanti pensieri. Ne scelgo uno: il fuoco che, con connotazioni diverse, ritrovo in entrambi i Paesi.
Uno dei primi europei a recarsi in Mongolia fu fra Giovanni di Plano Carpino nel 1247. Venti anni giusti dopo la morte di Genghiz Khān (Temüjin), quando regnava il suo terzogenito, Ögödei Khan principe illuminato ma alcolizzato (a lui si deve la rete di comunicazione postale a cavallo). Il frate minorita nacque in un paesino (in bellunese sarebbe “Pian del Carpen”) tra Perugia e Cortona. Nei suoi scritti rammenta i Samoiedi tra i popoli della Tartaria che occupavano i pascoli tra l’Altai mongolo e le sorgenti dello Yenissei. Tra i suoi affluenti c’è l’Angara, emissario, dalle parti di Irkutsk, del lago Baikal. Il lago riceve le acque del Selenge e dell’Orchon, fiume che abbiamo guadato il 21 luglio apprezzando le qualità dello UAZ. Veicolo tanto brutto quanto efficace, assemblato dal 1966 a Ul’janovsk, città russa così nominata nel 1924 in onore di Vladimir Il’ič Ul’janov, per gli amici Lenin, che vi nacque quando la città si chiamava Simbirsk. Ma qui si esce dal seminato!
Potrei parlarvi per ore dei cieli del Nord. Vi racconterei della luce limpida, dell’azzurro intenso, della luminosità fino a ora tarda, delle nuvole gonfie, dei contrasti e delle sfumature di colore che si andavano via via disegnando lassù.
E potrei dirvi dell’effetto cromatico straordinario che le case colorate di Copenhagen, Helsingør, Stoccolma creavano con il blu del cielo.
Potrei parlarvi del tramonto dopo le dieci di sera sulla nave che ci ha portato da Oslo a Copenhagen e della luna che poi è sorta per chiudere in bellezza il giorno così lungo.
Potrei parlarvi anche del cielo birichino di Stoccolma che, improvvisamente oscuratosi durante il nostro giro in battello, ci ha sorpresi con un nuvolone giunto inaspettato che si è tramutato in acquazzone fragoroso e ci ha costretti a cercare veloce riparo.
E potrei dirvi del mio stupore e della gratitudine nei confronti di questi cieli così belli, del ricordo vivo, intatto che mi porto dentro.
Nidia
Dal 4 al 10 maggio ho partecipato a un viaggio, capeggiato da Annalisa, nella Sicilia orientale.
Tu lettore attento penserai: ”Oh sì, la Sicilia del Barocco”. Ti ricorderai la Cattedrale di Noto con la sua spettacolare scalinata che sembra non finire mai.
Vi siete mai chiesti che importanza hanno i profumi?
Quelle misteriose, lievi sensazioni olfattive che arrivano inattese, sull’onda di qualche intima situazione e ci riportano ad un tempo passato, ad un ricordo nascosto, ad un ritaglio di vita impensabilmente importante.
Il profumo è la magia di un incontro, un saluto alla propria anima, può determinare il nostro stare bene o male in una situazione, può trasformare l’idea di un ambiente, arricchire ed accarezzare le nostre conoscenze, il nostro bisogno di libertà.
Quando profumiamo di “buono” il mondo si avvicina, ci sorride, respira con noi ed il nostro passo lascia una scia sulla quale il tempo poi annoterà.
Lucca, città atipica contornata da una lussureggiante vegetazione ma praticamente senza alberi e giardini all’interno della città; la denominazione di origine celtica “Luc” significa luogo paludoso, ma la città non è attraversata neppure da un rigagnolo; contornata da poderose mura mai intaccate da un colpo di cannone nemico, alla pari dei suoi cannoni che non hanno dovuto sparare mai un colpo; una città che non si è mai lasciata coinvolgere in guerre e che si è tenuta lontana dalle lotte tra fiorentini e pisani; una città situata nel punto di confluenza di percorsi commerciali e religiosi importanti e predestinata da epoche remote ad accogliere popoli in un processo di condensazione urbana.
Un puntino invisibile in mezzo all’Atlantico sconosciuta ai più poiché non appare neppure sulle carte planisferiche del pianeta, questa è Madeira. Ma per gli appassionati di calcio famosissima e conosciutissima per aver dato i natali a Cristiano Ronaldo, anche questa è Madeira.
Continua la letturaPiovve, spesso piovve, fortissimamente piovve. È stato così per i primi giorni. Poi, un po’ alla volta il monsone si calmò. Comparvero sprazzi di cielo sempre più ampi e il sole ci permise di vedere i paesaggi e i monumenti dello Sri Lanka nei loro colori e nella loro bellezza. Su tutto la figura di quel Budda che in questo paese è venerato sì, ma non adorato come in altri del Sudest asiatico.