vista da Guglielmo De Mari
Se per Enrico IV “Parigi valeva bene una Messa” allorché decise di convertirsi da protestante a cattolico, per noi Citigini Mantova valeva bene una giornata ben spesa, anzi direi che ce ne sarebbero volute 2 avendo ignorato: Palazzo Te, il Palazzo del Podestà, la Torre della Gabbia, la Rocca di Sparafucile e tanti altri monumenti che valevano una cura particolare nel tessuto urbano mantovano.
Mantova acqua, terra, storia, arte, leggende tutte da scoprire, ci ha accolti con una bella giornata di sole quasi estivo, malgrado fossimo partiti da Belluno con una giornata uggiosa e nuvolosa che non prometteva niente di buono.
Mantova capitale d’Italia della Cultura 2016, patria di Virgilio (“Mantua me genuit, Calabri rapuere, tenet nunc Parthenope” – “Mantova mi generò, la Puglia mi rapì, ora sono sepolto a Napoli” si legge sulla sua tomba, epitaffio che la leggenda vuole dettato dallo stesso Virgilio), corte dei Gonzaga, che di cognome facevano Corradi e possedevano terre a Gonzaga da cui assunsero il nome; da ricchi proprietari di terra agli inizi del 1300, incominciarono a interessarsi del governo della città al tempo governata dalla famiglia Bonacolsi, e ne mantennero il potere per più di 400 anni; da Signori diventarono Capitani, da Capitani Marchesi, da Marchesi Duchi, si uniscono a nozze con le figlie delle più importanti dinastie d’Europa (i Visconti, i d’Este, i d’Aragona, i Brandeburgo), amano circondarsi di artisti e letterati quali Leon Battista Alberti, Giulio Romano, allievo di Raffaello, Ludovico Ariosto, Andrea Mantegna; Luigi Gonzaga il 26 agosto 1328 fu il primo a conquistare il potere e Ferdinando Carlo Gonzaga fu il decimo e ultimo duca di Mantova, che nel 1708 cedette il ducato di Mantova e Monferrato all’imperatore asburgico Giuseppe I.
Ma Mantova non è solo fatta di Gonzaga e maiali (3 per ogni mantovano) tanto per passare dal sacro al profano, ma vanta oltre 2000 anni di storia; di origini etrusca ebbe un importante sviluppo in epoca comunale, anche se poi furono per l’appunto i Gonzaga a partire dal XV secolo a dare un primo importante impulso artistico alla città delineandone l’attuale struttura urbanistica ed architettonica; ne sono testimonianza il complesso museale di Palazzo Ducale, da noi visitato con l’ausilio di un’ottima guida, dove non abbiamo visto tutte le 500 sale, ma abbiamo potuto ammirare i dipinti di Pisanello, Rubens e gli arazzi su cartoni di Raffaello.
Tra le chiese abbiamo ammirato e visitato la Basilica di Sant’Andrea, progettata da Leon Battista Alberti, all’interno della quale si trova la cappella dove è sepolto Andrea Mantegna e l’ampolla del sangue di Cristo portata Longino dal centurione romano.
Dopo un lauto pranzo al pomeriggio visita a Sabbioneta la “città ideale” progettata da Vespasiano Gonzaga Colonna per essere un centro culturale ed architettonico del Rinascimento Italiano; il costo del biglietto vale la visita di Sabbioneta (da sabulum=sabbia) che Vespasiano, nato a Fondi nel 1531, da Luigi Gonzaga ereditò come figlio cadetto; Vespasiano dopo aver girovagato per l’Europa dalla Spagna alle Fiandre come valente condottiero volle fare di quel borgo sperduto nella campagna mantovana una città ideale che doveva rispecchiare i valori culturali e filosofici del suo committente, cioè lui che la costruì in 30 anni secondo lo schema del “castro romano”; è una vera e propria reggia di campagna dove troviamo il Palazzo Ducale che rappresentava il centro della vita pubblica e amministrativa della città con le varie sale di Diana, dei Dardi, delle Aquile, degli Antenati, degli Elefanti e degli Ottagoni; troviamo il Teatro all’Antica su cui campeggia all’esterno la scritta in latino che in italiano recita: le stesse rovine insegnano quanto grande fu Roma. All’interno la sala a forma rettangolare, una quadrata per il pubblico, un rettangolo per l’orchestra e un secondo quadrato sopraelevato per le scene e un matroneo per il duca e i suoi ospiti; troviamo la Galleria lunga 96 mt. costruita per conservare una raccolta di marmi antichi e nella quale potevano camminare solo ospiti importanti; troviamo il Palazzo Giardino utilizzato nei momenti di ozio del duca che lì si rilassava; troviamo infine la Sinagoga vicino alla chiesa di San Rocco a significare il clima di tolleranza e assoluta libertà religiosa.
Vespasiano morì nella sua “città ideale” nel 1591, dopo 3 matrimoni e di quel male di cui erano affetti i Gonzaga, male che i napoletani chiamavano “male francese”, perché dicevano che erano stati i francesi a portarlo a Napoli, che i francesi chiamavano “mal napoletain”, perché pensavano che fosse stato importato da Napoli e che i bellunesi chiamavano “male falcadino”, perché aveva infettato molti cittadini di Falcade e che solo il medico-filosofo veronese Gerolamo Fracastoro chiamò sifilide, dal nome del pastorello Sifilo e che infine la penicillina del dottor Fleming sconfisse negli anni ’40; il mestiere più antico del mondo non ha avuto mai confini e arrivò col suo male anche a Mantova.
Alla morte di Vespasiano, Sabbioneta fu ereditata da Isabella unica figlia rimasta.
La storia di Mantova e Sabbioneta è finita; per vedere il resto arrivederci all’anno prossimo, magari con una gita lungo il Mincio col battello e con pranzo a bordo a base di pesce.
Guglielmo