Ricordi D’Abruzzo
Viaggio in terra d’Abruzzo: Impressioni a caldo
Transiberiana d’Italia!!! Ma come, ma dove!!! Forse un soprannome un po’ azzardato?
Certo che bisogna lavorare molto di fantasia per immaginarla come tale e sono convinta che la maggior parte dei miei compagni di viaggio la pensi come me. Terra d’Abruzzo, dunque, che spettacolo: cielo terso, mare azzurro, colline amene e altipiani estesi. Un connubio che rasserena il corpo e la mente. Cosa vogliamo di più! Sulmona, antica città peligna e poi romana, (sti Romani da per tut come sempre) ci accoglie con i fiori. Fiori? Sì, proprio fiori! Dolci confetti colorati e magistralmente accostati in vivaci corolle, occhieggiano tra le vie della città, attirando lo sguardo del turista incuriosito. Come in tutta la nostra bella Italia, anche qui la storia la fa da padrona. Prima dando i natali a un grande poeta latino.
– Mmmmmm che ansia quelle versioni alle magistrali, caro Ovidio!
Poi attraverso il Medioevo del cui periodo possiamo gustare le bellissime arcate sveve dell’acquedotto, splendido esempio di ingegneria medievale e ascoltare le vicende di Papa Celestino V raccontate dalla nostra bravissima guida Stefania. Quindi ecco i Normanni, poi gli Angioini nel Rinascimento e ancora gli Spagnoli nell’Età Moderna e infine i Tedeschi durante la seconda guerra mondiale, data la posizione della città a ridosso della Linea Gustav. Aiuto, non si riesce a seguire proprio tutto, tante sono le informazioni che la guida ci fornisce. Passeggiando per le vie della città lo sguardo corre verso le belle facciate dei palazzi e delle chiese, dalla Santa Maria della Tomba, al complesso della Santissima Annunziata molto danneggiate durante il secondo conflitto mondiale, ma ricostruite con tenacia dalla popolazione, a testimonianza dell’amore degli Abruzzesi per la propria terra. Ed ecco il tanto sospirato treno storico “Centoporte”. Siamo ai piedi della MaJella che sovrasta immensi boschi di pini e faggi che stanno cambiando colore. Gli scompartimenti in legno ci accolgono e il ritmo cadenzato dei vagoni ci accompagna lungo tutto il tragitto alla scoperta di antichi borghi, prodotti tipici e profumo invitante di arrosticini. Anche questa opera documenta la bravura e la forza degli Abruzzesi che, in un ambiente poco ospitale e con salite di grande pendenza, ha saputo creare un vero e proprio capolavoro di ingegneria ferroviaria. Campo di Giove segna la prima fermata che ci permette di visitare questo paesino medievale. Percorriamo le sue strette viuzze, costeggiate da antichi palazzi impreziositi da sfarzosi decori e stemmi a testimoniare la ricchezza passata di questo luogo. Il nostro percorso prosegue rallegrato da simpatici cantori che ci allietano con le loro cante tradizionali. “A chi sale a Fontamara dal piano del Fucino, il villaggio appare disposto sul fianco della montagna grigia, brulla e arida come su una gradinata” (Ignazio Silone). Ecco, proprio così si presenta davanti ai miei occhi Pescocostanzo, uno dei borghi più belli e meglio conservati d’Abruzzo che spunta tra estesi e armoniosi pascoli, ostentando il suo essere rinascimentale e barocco con i suoi “vignali” fioriti e i suoi paliotti di marmo intarsiato. Al rientro attraverso l’altopiano delle cinque miglia, il sole è al tramonto. Un’unica strada attraversa questa distesa brulla e inospitale. Siamo tutti stanchi e silenziosi. Chiudo gli occhi e ascolto la guida che ci descrive il paesaggio invernale di questo luogo: neve, tanta neve e freddo, tanto freddo. Ora capisco la definizione di “Transiberiana d’Italia” e cerco di immaginarla nella mia fantasia attraverso lo scorrere dei fotogrammi dei momenti più struggenti del Dottor Živago. Al mattino eccoci proiettati in un ambiente totalmente diverso. Il sole caldo illumina un mare dall’azzurro molto intenso e una delicata brezza ci accarezza dandoci una piacevolissima sensazione di benessere. È tempo di raccolta: dagli ulivi cadono a cascata le olive. Tutto è molto tranquillo all’Abbazia di San Giovanni in Venere, solo la voce squillante della guida ci distoglie dai nostri pensieri. La costa dei trabocchi è un susseguirsi di baie e calette che non risparmiano esclamazioni di meraviglia. I Trabocchi, dunque, strane macchine da pesca immerse in un mare da cartolina, come tanti giganteschi ragni o droni per essere all’avanguardia con la tecnologia, si susseguono lungo tutta la costa. Nati dal bisogno di pescare senza uscire in mare aperto, sono ora adibiti esclusivamente a ristoro per i turisti, dopo un’attenta ristrutturazione da parte di grandi appassionati che si sono uniti per tutelarli e valorizzarli.
Il nostro viaggio sta per finire. Un viaggio breve, ma intenso e che ricorderò anche per qualche altra particolarità: la cordialità della gente abruzzese, una “presentosa” rimasta in vetrina, una festosa serata danzante, un compagno di viaggio dalle straordinarie doti di ballerino e una luna rossa che, salendo all’orizzonte e lasciandosi cullare dalle onde del mare, ci porge l’ultimo saluto dalla meravigliosa Terra d’Abruzzo.
Barbara
