Lucca e dintorni

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Lucca, città atipica contornata da una lussureggiante vegetazione ma praticamente senza alberi e giardini all’interno della città; la denominazione di origine celtica “Luc” significa luogo paludoso, ma la città non è attraversata neppure da un rigagnolo; contornata da poderose mura mai intaccate da un colpo di cannone nemico, alla pari dei suoi cannoni che non hanno dovuto sparare mai un colpo; una città che non si è mai lasciata coinvolgere in guerre e che si è tenuta lontana dalle lotte tra fiorentini e pisani; una città situata nel punto di confluenza di percorsi commerciali e religiosi importanti e predestinata da epoche remote ad accogliere popoli in un processo di condensazione urbana.

Fu ligure ed etrusca per poi passare dal III sec. a. C. sotto il dominio romano; ne è testimonianza l’anfiteatro che in epoche successive fu completamente incorporato nelle abitazioni che mantennero il serrato modello originale; dopo la caduta dell’impero romano fu occupata dai goti e dai bizantini che la elevarono a capitale della Tuscia.

Ma il momento più straordinario della storia lucchese fu tra il XIII e XVI sec. quando raggiunse l’apice della sua potenza politica ed economica; l’industria serica e mercantile permisero di raggiungere un elevato grado di ricchezza per cui fu possibile aprire innumerevoli cantieri; furono ridisegnate piazze e nuove vie, costruiti palazzi, innalzate torri, ampliate chiese in stile romano-lucchese fra cui il Duomo di San Martino e soprattutto la Chiesa di San Michele in Foro (perché là c’era il foro romano) situata nell’ombelico della città, opera rimasta incompiuta per mancanza di soldi per cui allo slancio verticale della facciata piena di bifore non corrisponde un altrettanto bella parte posteriore; a Lucca non poteva mancare anche un palazzo ducale dove risiedevano i signori di Lucca e nel periodo napoleonico la principessa Elisa Bonaparte sposata al capitano Baciocchi, sorella di Napoleone che governò dal 1804 al 1814.
Lucca fu anche città di Santi come Zita e Frediano e città di illustri musicisti come Puccini.

Oggi Lucca mi è apparsa come una città borghese, riservata, leggibile tra le sue mura, restia all’ostentazione, senza lode per i suoi figli, tanto che il teatro non porta il nome di Puccini, ma quello del Giglio; una città racchiusa nelle sue mura come avvolta da un drappo di seta costruita dai suoi cittadini.
Dopo quattro ore di camminata per le vie di Lucca, ora deserte, ora affollate, finalmente ci avviamo nel tardo pomeriggio verso l’hotel San Bernardino; “sempre diritto, appena fuori dalla porta”, ci dice Annalisa, ma per lei, come per Einstein tutto è relativo.
Al mattino dopo il Borgo delle Camelie ci accoglie con una bellissima giornata di sole, tra le sue case di pietra e le sue camelie di tutti i colori; un paesaggio verde, variopinto e fantasioso che cattura i tuoi occhi e non ti fa pesare lo zaino e il percorso a saliscendi.
A mezzogiorno il pranzo è servito in un bel ristorante con portate gustose e particolari.
Nel pomeriggio in fondo al lungo viale dei cipressi ci accoglie Villa Torrigiani col suo parco erboso dove il piede finalmente gode e si riposa.
La Villa passò di mano diverse volte, dalla famiglia Buonvisi passò al marchese Nicolao Santini, ambasciatore in Francia, il quale volle ristrutturarla rifacendosi a Versailles; poi passò a Pietro Torrigiani che aveva sposato Vittoria, l’ultima discendente del Santini; infine appartenne a Carlo Colonna che sposò Simonetta, ultima discendente dei Torrigiani.

Malgrado tutti questi passaggi la villa ha mantenuto intatto tutto il suo arredamento originale, dai letti col baldacchino ai quadri, ai pavimenti in cotto.
Non succede spesso, tante volte si assiste a dei rifacimenti che sono delle vere brutture!

Guglielmo

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