Laos e Cambogia due paesi con storia e tradizioni millenarie ma anche, purtroppo, periodi “recenti” di guerra ed atrocità. Il nostro gruppo è giusto per numero e per affiatamento, con la discreta e sapiente guida di Loris.
Amalgama anche il fatto che qualcuno si conosce già da precedenti esperienze di viaggio.
Un viaggio vissuto con lo sguardo che stupito si spingeva tra la ricca vegetazione (chissà che fioritura nella stagione delle piogge!), il grande fiume Mekong (problematico confine), le pagode, gli stupa, i siti cambogiani Khmer in parte inghiottiti dalle enormi radici di alberi secolari.
Navigando lungo il Mekong (sulle caratteristiche imbarcazioni) a Luang Prabang (antica capitale) oppure tra le isolette a Si Phan Don; passeggiando tra rapide e cascate; risalendo a Champsak od a Preah Vihear esperienze tra natura e religiosità (animista/induista/buddista…).
Salire (e soprattutto scendere tra ripide pietre) per giungere ad una fonte sacra, una grotta con ex voto a forma di Bhudda, così ammirare dall’alto i diversi panorami: la vastità del sito di Angkor con i suoi templi, la “piscina” naturale formata dalla cascata, la moltitudine di gente che si prepara ad una festività di tre giorni (monache, pellegrini, venditori: di cibo, bibite, fiori per offerte).
Tuk tuk, biciclette, rare auto e mini pulmann turistici ma soprattutto famiglie intere su motociclette; un traffico che ha un suo ordine senza bisogno di semafori né clacson se non nella capitale.
A Luang Prabang ho scoperto, con i simpatici ed alternativi guidatori di tuk tuk di avere un domani come “navigatore “.
Ristoranti e cibo di strada sono stati un’altra ricca esperienza (sapori inediti, speziati, saporiti, a volte piccanti e non sempre accettati dal nostro palato).
Fette di succoso e giallo jack fruit, le buonissime “frittelle di patate dolci grigliate”, le piccole banane saporite (anche grigliate con ripieno di cocco), il croccante pane di manioca da sbocconcellare (una specie di pane carasau più sottile e dolce), e sempre il dissetante succo di noce di cocco sorbito dalla noce stessa. Sono solo alcune delle gustose proposte.
Mercatini e scuola di artigiani (pietra, legno, carta, seta…) una nota di operosità.
Una scrittura sinuosa, tutta a riccioli che sembra un ricamo.
Due guide Sommai e Kim molto diverse: il primo ha eseguito il suo compito; il secondo più coinvolgente, ci ha parlato molto del suo paese ci ha illustrato molto bene i siti comprese le storie dei bellissimi bassorilievi ad Angkor. Ma una sua valenza in più è stato il raffronto tra le sue vicende personali ed il difficile periodo della Cambogia raccontato con pudore.
Ecco direi che una delle cose che mi hanno colpito di più in questo viaggio è stata la cortesia composta ed insieme coinvolgente della gente: gli autisti sempre pronti a darci una mano, nei ristoranti l’attenzione per rifornirti di riso o altra pietanza, l’anziana che mi ha offerto il jack fruit, il giovane che caldeggiava le sue frittelle, la cameriera che si è premurata di preparare la sauna a Bolaven, la giovane che mi ha accompagnato verso il ponte di bambù a Luang Prabang, chi mi ha fornito le fotocopie di depliants: tutto senza chiedere compenso e con il sorriso sulle labbra e nello sguardo.
Sabaidee Kop chai (un saluto e grazie)
Tiziana